Stanotte il mio figlio di 7 mesi (quasi) ha avuto un incubo ed è successo per la prima volta.
Gli era già capitato di piangere durante il sonno nella fase REM (Rapid Eye Movement, in italiano il movimento rapido degli occhi), ma il pianto durava solo per qualche secondo e si sostituiva da un sorriso, soprattutto se gli toccavi la guancia, il sorriso immediato, oppure accarezzavi la testolina. Questa volta invece respirava affannato, si muoveva bruscamente e piangeva di continuo. Nessuna carezza faceva l’effetto. Dopo quasi un minuto di pianto, e vi posso assicurare che mi era sembrato un’eternità, ho deciso di svegliarlo, ma nemmeno questo è stato facile. Quando si è finalmente svegliato ha continuato a piangere ancora per un po’, il ciò è stato molto frustrante.
Adesso io non so qual è stato il vero motivo di questo pianto, so che mi sono fatta diverse domande, tra cui: “Cosa può sognare di così brutto un bambino così piccolo?” E soprattutto: “Perché?!”
E anche: “Ma lui è un bambino felice? E ancora “Cosa posso fare per renderlo felice?”
Ed ecco forse la domanda che ogni genitore si pone in modo più frequente: “Sto facendo TUTTO per renderlo felice?”
La felicità dei nostri figli ci sta veramente a cuore.
Ma cosa dobbiamo fare se vogliamo guardare oltre alla piccola gioia dovuta a un nuovo giocatolo?
Qual è la differenza tra un bambino felice e quello scontento sempre (che forse non lo’è)? Che cos’è che permette al nostro figlio crescere felice e un giorno diventare anche un adulto felice e contento della propria vita e quindi delle proprie scelte?
La risposta potrebbe sorprendervi. Esperti dello sviluppo infantile che studiano l’argomento dicono che la felicità non è qualcosa che si dà ai neonati e ai bambini – è qualcosa che si insegna a loro.
Edward Hallowell, lo psichiatra e l’autore di “The Childhood Roots of Adult Happiness” (Le radici della felicità di un adulto si trovano nell’infanzia) dice che i bambini viziati, a cui è permesso troppo – sia riempiti con troppi giocattoli sia troppo protetti da qualsiasi disagio emotivo – hanno maggiori probabilità di crescere in adolescenti annoiati, cinici e privi di gioia.
E quindi non occorre eseguire sempre e comunque le richieste di tipo “mamma, babbo, ME LO COMPRI?” Oppure rimediare immediatamente al pianto o malumore accusando il ciò glieli ha procurati. Bisognerebbe, invece darli lo strumento, è quindi insegnarli come gestire le emozioni negativi.
Come?! Innanzitutto facendoli capire che comprendi le sue emozioni (e quindi sono ammissibili) e poi spiegando che può succedere di sentirsi così ed avere i momenti tristi o di rabbia (frustrazione). Tuttavia si può sempre trovare qualcosa che ci distrae o ci fa divertirsi comunque e ovunque. Un ottimo rimedio da proporli è coinvolgerli in qualche attività fatta insieme, meglio all’aria aperta.
Fare un giro in TAGA Bike, fermandosi sulla spiaggia oppure nel parco per fare un bagnetto, leggere un libro o farsi le coccole e giocare un po’, vi piacerà sicuramente a entrambi!